Comfort food, alimentazione incontrollata

Il mondo moderno, la vita frenetica, lo stress continuo e il bisogno di uniformarsi a prototipi sempre più standardizzati ha portato nell’ultimo ventennio, ad un esponenziale crescita dei Disturbi del comportamento alimentare (DCA).
L’alimentazione, che nei secoli precedenti rappresentava una fonte di sostentamento per l’individuo, per molti oggi assume connotati differenti.
Molte persone infatti instaurano un rapporto estremamente conflittuale col cibo, alterando drasticamente le loro abitudini alimentari e vedendolo come strumento compensatorio a malesseri personali profondi o come uno sfogo nervoso all’interno della frenesia della quotidianità: il cibo assume così la duplice valenza di desiderio proibito e infimo nemico.
Ad oggi circa 3 milioni di persone soffrono di disturbo della condotta alimentare.

La società moderna ha giocato un ruolo fondamentale nell’incrementare i disturbi legati all’alimentazione, poiché oltre a promuovere stereotipi di bellezza altamente disfunzionali, continua a favorire una forte attenzione mediatica verso cibo e nutrizione, spesso accompagnandola a disinformazione o a messaggi devianti.
Binge Eating Disorder
Questi fattori hanno accompagno i più noti disturbi dell’alimentazione quali anoressia e bulimia, alla crescita di casi di Binge Eating Disorder o disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e dell’ ortoressia nervosa.
Il BED colpisce principalmente giovani donne: in Europa la percentuale femminile risulta attorno al 2-5% contro lo 1-2% di quella maschile, mentre in USA si stima una prevalenza del 3,5% nelle donne contro il 2% negli uomini.
Il disturbo da alimentazione incontrollata è caratterizzato da ripetute abbuffate che portano un conseguente aumento di peso, in assenza di condotte compensatorie come vomito indotto o uso di lassativi.
Coloro che sono affetti da questa patologia non sono in grado di arrestare le abbuffate e di mantenere il controllo della situazione, assumendo in maniera totalmente impulsiva, una grande quantità di cibo, soprattutto ricco di zuccheri e grassi che promuovono un senso di gratificazione per via dei circuiti dopaminergici cerebrali attivati.

Mangiare incontrollato
L’abbuffata ha quindi il sopravvento sulla parte razionale, risultando un comportamento vissuto come prepotente e implacabile, che risponde a un malessere emotivo, affettivo e interiore. Il cibo non viene più visto per la sua reale funzione di nutrimento, ma diventa il mezzo consolatorio in grado di lenire rabbia, tristezza, solitudine, noia o disperazione.
Interrompere questi comportamenti richiede un grande sforzo psicologico, poiché essi espongono la persona ad entrare in contatto con i propri stati interni dolorosi, rimanendo apparentemente senza rifugio.
Ortoressia nervosa
Un altro aspetto patologico dell’alimentazione si è sviluppato grazie alla propaganda salutista mossa dalla società, che ha portato alla nascita di una nuova forma di anoressia, definita ortoressia nervosa, coniata per la prima volta nel 1997 dal dietologo Steven Bratman per descrivere “l’ossessione per il consumo di cibi sani e naturali”.
L’ortoressia inizia in modo insidioso e inizialmente potrebbe sembrare solo un modo per
correggere comportamenti alimentari errati, ma comportano restrizioni alimentari molto forti, atteggiamenti ossessivi e controllo estremo sul cibo. Ne consegue una dieta squilibrata, che spesso prevede l’eliminazione di intere categorie di alimenti in nome della propria salute fisica.
Col protrarsi del tempo, chi soffre di ortoressia tende ad isolarsi perché la qualità del cibo consumato ha un’importanza maggioritaria rispetto a tutto il resto e perfino rispetto agli affetti e alle relazioni interpersonali.
Oltre ai disagi psicosociali, chi soffre di ortoressia, va incontro a problemi fisici più o meno gravi a causa delle carenze nutrizionali dovute all’eliminazioni nella dieta di interi gruppi di nutrienti.
Di fatto quindi l’ortoressico, se pur inizialmente intenzionato a migliorare la sua vita, arriva solo a
peggiorarla e a ridurne la qualità.

Correggere abitudini dannose
Per dei risultati ottimali nel trattamento dei DCA, diverse figure professionali andrebbero coinvolte per promuovere il benessere psicofisico e stabilire degli interventi psico-educativi, con il fine di correggere delle abitudini dannose, crearne delle nuove che siano salutari e coerenti con la propria personalità e gestire o prevenire eventuali condizioni patologiche.