Assistente di studio, laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche.
Marzo 21, 2022

Il ruolo fondamentale del gioco per i bambini

Mar 21, 2022 | Pediatria, Psicologia

Già dai primissimi giorni di vita, il neonato inizia a dimostrare all’ambiente circostante la sua esistenza giocando. Gioca con i piedini, con i capelli dei caregivers, con i sonagli della culla, e scopre piano piano il suo corpo.

Tra gli elementi necessari per la maturazione psicofisica del bambino, infatti, il gioco occupa una posizione fondamentale: è’ lo strumento per eccellenza attraverso il quale egli costruisce il significato del mondo ed impara a relazionarsi con gli altri. Esso inoltre ha un ruolo fondamentale nell’aiutare i bambini a mantenersi sempre attivi e reattivi, influenzando anche abilità come creatività, consapevolezza, problem solving e apprendimento.

Il legame tra gioco e sviluppo cognitivo

Numerosi studi di psicologia infantile hanno evidenziato come il gioco, sin dai primi mesi di vita del neonato, sia significativo per lo sviluppo intellettivo, poiché attraverso l’attività ludica, il bambino sorprende sé stesso e nella sorpresa acquisisce nuove modalità per entrare in relazione con il mondo esterno.

Jean Piaget afferma che esplorando, manipolando e sperimentando il bambino impara a coordinare azioni e percezioni, comprendendone le connessioni causali. Non solo, il gioco stimola la memoria, il linguaggio, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi e la capacità di confrontarsi e relazionarsi; ne consegue che una scarsa attività ludica può comportare nel bambino gravi carenze dal punto di vista cognitivo.

Nello specifico, Piaget individua tre stadi di sviluppo del comportamento ludico:

  1. Giochi di esercizio: caratterizzano il primo anno di vita e sono caratterizzati dalla ripetizione di schemi di comportamento motori o vocali osservati nell’adulto. Afferrando, portando gli oggetti alla bocca, aprendo e chiudendo le mani, il bambino impara a coordinare i gesti e ad esercitare il controllo sui suoi movimenti;
  2. Giochi simbolici: caratterizzano il periodo compreso tra i 2 e i 6 anni, durante il quale i bambini sviluppano la capacità di rappresentare, mediante gesti o schemi appresi, una situazione non attuale. La capacità di immaginazione ed imitazione che i bambini acquisiscono in questa fase consente loro di riprodurre le esperienze, ma non ancora sperimentate in prima persona;
  3. Giochi con regole: compaiono tra i 7 e gli 11 anni, quando il bambino inizia a vivere il rapporto con gli altri. Tali giochi, richiedono la capacità di condividere e rispettare determinate regole della socializzazione tra pari.
Genitori che giocano con i figli sul tappeto

Il ruolo dei genitori nel contesto del gioco

Per i bambini, il gioco con i genitori, è un’importante occasione per costruire un legame di intimità: essi reagiscono con entusiasmo alla disponibilità della mamma e del papà al gioco, ne sono felici e ciò rafforza il loro senso di sicurezza e protezione.                                                  

Il gioco rappresenta il principale un luogo di socializzazione tra genitori e figli: quando un genitore gioca con il proprio figlio permettendogli di decidere quale attività fare, egli si mette al suo stesso livello di comunicazione, e la qualità della loro relazione migliora notevolmente. Il ruolo più importante del genitore in questo contesto è quello di stare accanto al proprio bambino, cercare di assecondarlo e non condizionarlo a fare la cosa giusta o sbagliata. Sarà lui nel corso de tempo a comprendere quali attività possono essere prese in considerazione e quali no. Ciò che conta è la qualità della relazione e del momento che si trascorre insieme.

L’adulto può offrire il suo contributo anche soltanto predisponendo l’ambiente al gioco, ovvero, creando le condizioni ottimali per l’attività ludica, al fine di consentire al bambino di sperimentare e scoprire le sue competenze, di scaricare le sue tensioni e di esprimere le proprie emozioni.

Il significato del gioco per il bambino

Il gioco per i bambini non è un passatempo, ma un’occupazione, è la loro principale attività e ha molteplici significati:

  • divertimento;
  • esplorazione(avventura, gestione dello spazio, scoperta di sé);
  • attività liberatoria(da ansie, paure, insicurezze ed aggressività);
  • opportunità di apprendimento e di socializzazione;
  • distacco temporaneo dalla realtà(permette al bambino di allontanarsi dalle regole imposte dalla vita reale per entrare in un mondo di fantasia in cui tutto è possibile).
Bambini giocano uscendo da dietro il muro

Il gioco di finzione. Cos’è e perché è importante

Per giocare a “far finta” di solito i bambini utilizzano oggetti, azioni, identità e situazioni come simboli, in modo da rappresentare qualcosa che non è presente ma che si può immaginare. Un elemento fisicamente presente è usato per rappresentare un elemento assente nella realtà concreta, che viene quindi evocato attraverso la mente. E così una scatola di cartone può diventare una casa, si può fingere di bere senza avere in mano un bicchiere e così via.

Il gioco di finzione, o imitazione, è una modalità di gioco molto importante, praticata dai 18 mesi fino ai 10 anni circa. Permette di mettersi nei panni degli altri e di accompagnare e rafforzare lo sviluppo del linguaggio. Esso inoltre permette ai bambini di elaborare emozioni e vissuti che normalmente non riesce ad esternare. È un’attività che non va assolutamente ostacolata, ma anzi, assecondata.

Attraverso una rappresentazione, i bambini mettono in atto ciò che hanno vissuto, trattando eventi spiacevoli e piacevoli e sviluppando doti empatiche e di immedesimazione con l’altro.

Conclusioni

Il gioco consente al bambino di sperimentare ed elaborare attivamente la rappresentazione della realtà esterna, di imparare a conoscere sé stesso e il mondo circostante, e di iniziare a consolidare le prime forme di autocontrollo e di interazione sociale.

Col la crescita del bambino, anche le attività ludiche evolveranno, adattandosi all’età e allo sviluppo intellettivo del bambino, anche se il gioco rimarrà sempre una tappa fondamentale per l’uomo.

Assistente di studio, laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche.