Dott.ssa Vanessa Lomazzi
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Psicologia e Alimentazione

Mag 21, 2020 | Nutrizione, Psicologia

Psicologia e alimentazione

Questo articolo è dedicato allo stretto legame tra Psicologia e Alimentazione. Alimentarsi è un bisogno primario, legato alla nostra sopravvivenza; fin qui sembra semplice e siamo tutti d’accordo credo…

PSICOLOGIA E ALIMENTAZIONE: CHE TIPO DI FAME HAI?

Ti è però mai successo di sentire la spinta a mangiare in seguito a una delusione o a un’incomprensione con qualcuno?

Oppure di trangugiare qualcosa quando ti sentivi insoddisfatto e triste? O di aprire il frigorifero quando non hai niente di preciso da fare? La questione come vedi si complica un po’, poiché mangiare non implica solo la sensazione di fame fisica, spesso viene chiesto al cibo di alleviare quegli stati emotivi che non vogliamo sentire, come se avesse un potere anestetizzante sulla sofferenza o l’insoddisfazione.

Così i meccanismi coinvolti nell’alimentazione sono spesso di natura psicologica e affettiva, tanto da poter parlare di un tipo di fame diversa da quella fisiologica, chiamata fame emotiva. Il cibo diventa qualcosa che consola, riempie un vuoto e sembra aiutare anche solo momentaneamente, se non fosse che successivamente spesso lascia posto a senso di colpa e vergogna.

PSICOLOGIA E ALIMENTAZIONE: PERCHE’ LE EMOZIONI DIVENTANO CIBO?

Gli attacchi di fame sono spesso legati a emozioni di ansia, solitudine e stress che si cercano in tutti i modi di evitare. Le emozioni in tal modo non vengono ascoltate (spesso c’è la paura che facendolo poi non si riesca a sopportarle), e per questo vengono represse, silenziate e “ingurgitate” col ricorso al cibo.

Alla base della fame emotiva c’è la difficoltà a sentire le proprie necessità, perché aver bisogno di qualcosa o qualcuno mette di fronte alla paura di restare frustrati e alla possibilità di sentirsi passivi e impotenti. Allora reprimere le emozioni col cibo, spegnendo i propri bisogni e desideri (specialmente quelli affettivi), diventa un modo per difendersi dal timore di restare insoddisfatti.

Con il cibo si ha l’illusione di sentirsi attivi e poter controllare le proprie emozioni…ma a che prezzo? Tenersi alla larga dalle emozioni alla lunga rinforza in noi la paura di provarle e ci priva della capacità di ascoltarle, comprendere il messaggio che ci comunicano e gestirle con efficacia

LE EMOZIONI CHE DIVENTANO CIBO: PSICOLOGIA E ALIMENTAZIONE

Come abbiamo detto, un rapporto inadeguato tra psicologia e alimentazione ha il potere di influenzare negativamente il nostro modo di alimentarci e la nostra salute, ma precisamente quali sono le emozioni più coinvolte in questo processo?

  • Tristezza: a seguito di delusioni spesso diciamo a noi stessi che ci meritiamo del cibo, anche se questo comportamento di sicuro non va a risolvere la situazione che ci ha causato tristezza.
  • Noia: può essere sentita come una sensazione di vuoto, che spesso però viene vissuta con insofferenza e come tale evitata cercando subito di riempire il tempo; il cibo in questo senso diventa un modo per restare sempre attivi.
  • Rabbia: spesso la difficoltà a comunicare con gli altri conduce a sperimentare una forte sensazione di rabbia che, se non viene correttamente utilizzata, può restare soffocata dentro di noi e spingere ad “aggredire” ciò che mangiamo.
  • Ansia: spesso legata a situazioni che ci preoccupano e che temiamo possano verificarsi; il cibo in questo caso viene cercato perché dà la sensazione di “fare” qualcosa, distraendo.

UN RAPPORTO SANO TRA PSICOLOGIA E ALIMENTAZIONE

Un sano rapporto tra psicologia e alimentazione può fare la differenza per chi vuole perdere peso? Spesso quando si inizia una dieta si pensa di doversi occupare del corpo, in realtà il più delle volte il focus va ricercato anche negli aspetti legati al nostro modo di pensare (pensieri che ci sabotano) e di sentire le emozioni e per raggiungere l’obiettivo di modificare il proprio corpo è importante partire proprio da lì.

Possiamo iniziare a distinguere la fame fisica da quella emotiva, chiedendoci “Come mi sento? Sto mangiando per un reale bisogno fisico o perché mi sento giù?”; se la risposta è la seconda, uno psicologo alimentare può aiutarti a riconoscere le tue emozioni e a mettere in campo altri modi per gestirle, riportando il legame tra psicologia e alimentazione verso un maggior equilibrio.

FOCUS: QUANDO RIVOLGERSI AD UNO PSICOLOGO ALIMENTARE?

Rivolgersi ad uno psicologo alimentare può esserti utile se:

  • hai fatto molte diete ma i chili persi sono tornati
  • hai voglia di raggiungere un rapporto più sereno col cibo e con il corpo in generale
  • ti senti demotivato e la tua autostima vacilla
  • vuoi imparare a dar voce ai tuoi bisogni e alle tue emozioni senza soffocarli col cibo

Lo psicologo alimentare può aiutarti a:

  • prevenire l’insorgere di Disturbi del Comportamento Alimentare
  • imparare nuove strategie per gestire la fame nervosa
  • migliorare la tua autostima e il rapporto coi tuoi bisogni
  • ridurre il peso e mantenerlo nel tempo

Uno psicologo alimentare può essere la risposta giusta quando si vuole ottenere l’obiettivo dimagrimento ma anche il suo stabile mantenimento, intervenendo non solo sul problema ma sulle cause che lo determinano, per un risultato più completo e stabile.

“Ogni dieta equilibrata e ragionevole funzionerà se avrete il giusto atteggiamento mentale”.

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Laureata in Psicologica Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia presso l’Università Bicocca di Milano con il massimo dei voti, collabora attivamente con il Centro IGEA di Legnano occupandosi del benessere psicologico e potenziamento delle risorse nel ciclo di vita, con percorsi perlopiù individuali rivolti ad adulti, adolescenti e bambini.

Dott.ssa Eleonora Loviglio

Psicologa Psicoterapeuta

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