Laureata in Biologia Sanitaria e in Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica con lode accademica, si specializza con un master universitario in Nutrizione Clinica e Preventiva. Acquisisce l’abilitazione professionale con l’Esame di Stato e l’iscrizione aell'Ordine dei Biologi della Lombardia.
Maggio 21, 2020

Psicologia e Alimentazione

Mag 21, 2020 | Nutrizione, Psicologia

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 39% degli adulti nel mondo soffre di sovrappeso. Ma quante di queste persone sono consapevoli del ruolo che le emozioni giocano nel loro rapporto con il cibo?

In questo articolo, esploreremo il legame tra Psicologia e Alimentazione, e come la comprensione di questo legame può aiutarti a migliorare il tuo rapporto con il cibo e la tua salute in generale.

Psicologia e Alimentazione: che tipo di fame hai?

Ti è però mai successo di sentire la spinta a mangiare in seguito a una delusione o a un’incomprensione con qualcuno?

Oppure di trangugiare qualcosa quando ti sentivi insoddisfatto e triste? O di aprire il frigorifero quando non hai niente di preciso da fare? La questione come vedi si complica un po’, poiché mangiare non implica solo la sensazione di fame fisica, spesso viene chiesto al cibo di alleviare quegli stati emotivi che non vogliamo sentire, come se avesse un potere anestetizzante sulla sofferenza o l’insoddisfazione.

Così i meccanismi coinvolti nell’alimentazione sono spesso di natura psicologica e affettiva, tanto da poter parlare di un tipo di fame diversa da quella fisiologica, chiamata fame emotiva. Il cibo diventa qualcosa che consola, riempie un vuoto e sembra aiutare anche solo momentaneamente, se non fosse che successivamente spesso lascia posto a senso di colpa e vergogna.

Psicologia e Alimentazione: perché le emozioni diventano cibo?

Gli attacchi di fame sono spesso legati a emozioni di ansia, solitudine e stress che si cercano in tutti i modi di evitare. Le emozioni in tal modo non vengono ascoltate (spesso c’è la paura che facendolo poi non si riesca a sopportarle), e per questo vengono represse, silenziate e “ingurgitate” col ricorso al cibo.

Alla base della fame emotiva c’è la difficoltà a sentire le proprie necessità, perché aver bisogno di qualcosa o qualcuno mette di fronte alla paura di restare frustrati e alla possibilità di sentirsi passivi e impotenti. Allora reprimere le emozioni col cibo, spegnendo i propri bisogni e desideri (specialmente quelli affettivi), diventa un modo per difendersi dal timore di restare insoddisfatti.

Con il cibo si ha l’illusione di sentirsi attivi e poter controllare le proprie emozioni…ma a che prezzo? Tenersi alla larga dalle emozioni alla lunga rinforza in noi la paura di provarle e ci priva della capacità di ascoltarle, comprendere il messaggio che ci comunicano e gestirle con efficacia

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      Dall’emozione al boccone: il legame tra Psicologia e Nutrizione

      Come abbiamo detto, un rapporto inadeguato tra psicologia e alimentazione ha il potere di influenzare negativamente il nostro modo di alimentarci e la nostra salute, ma precisamente quali sono le emozioni più coinvolte in questo processo?

      • Tristezza: a seguito di delusioni spesso diciamo a noi stessi che ci meritiamo del cibo, anche se questo comportamento di sicuro non va a risolvere la situazione che ci ha causato tristezza.
      • Noia: può essere sentita come una sensazione di vuoto, che spesso però viene vissuta con insofferenza e come tale evitata cercando subito di riempire il tempo; il cibo in questo senso diventa un modo per restare sempre attivi.
      • Rabbia: spesso la difficoltà a comunicare con gli altri conduce a sperimentare una forte sensazione di rabbia che, se non viene correttamente utilizzata, può restare soffocata dentro di noi e spingere ad “aggredire” ciò che mangiamo.
      • Ansia: spesso legata a situazioni che ci preoccupano e che temiamo possano verificarsi; il cibo in questo caso viene cercato perché dà la sensazione di “fare” qualcosa, distraendo.

      Un rapporto sano tra Psicologia e Alimentazione

      Un sano rapporto tra psicologia e alimentazione può fare la differenza per chi vuole perdere peso? Spesso quando si inizia una dieta si pensa di doversi occupare del corpo, in realtà il più delle volte il focus va ricercato anche negli aspetti legati al nostro modo di pensare (pensieri che ci sabotano) e di sentire le emozioni e per raggiungere l’obiettivo di modificare il proprio corpo è importante partire proprio da lì.

      Possiamo iniziare a distinguere la fame fisica da quella emotiva, chiedendoci “Come mi sento? Sto mangiando per un reale bisogno fisico o perché mi sento giù?”; se la risposta è la seconda, uno psicologo alimentare può aiutarti a riconoscere le tue emozioni e a mettere in campo altri modi per gestirle, riportando il legame tra psicologia e alimentazione verso un maggior equilibrio.

      Ritratto della Dott.ssa Vanessa Lomazzi, Biologa Nutrizionista

      Dott.ssa Vanessa Lomazzi, Biologa Nutrizionista e co-fondatore Centro IGEA

      Focus: quando rivolgersi ad uno Psicologo Alimentare?

      Rivolgersi ad uno psicologo alimentare può esserti utile se:

      • hai fatto molte diete ma i chili persi sono tornati;
      • hai voglia di raggiungere un rapporto più sereno col cibo e con il corpo in generale;
      • ti senti demotivato e la tua autostima vacilla;
      • vuoi imparare a dar voce ai tuoi bisogni e alle tue emozioni senza soffocarli col cibo.

      Lo psicologo alimentare può aiutarti a:

      • prevenire l’insorgere di Disturbi del Comportamento Alimentare;
      • imparare nuove strategie per gestire la fame nervosa;
      • migliorare la tua autostima e il rapporto coi tuoi bisogni;
      • ridurre il peso e mantenerlo nel tempo.

      Uno psicologo alimentare può essere la risposta giusta quando si vuole ottenere l’obiettivo dimagrimento ma anche il suo stabile mantenimento, intervenendo non solo sul problema ma sulle cause che lo determinano, per un risultato più completo e stabile.

      Il nostro approccio – Centro IGEA, Salute e Prevenzione

      Il Centro IGEA – Salute e Prevenzione è un’eccellenza nel campo della nutrizione. Il nostro team multidisciplinare di professionisti altamente qualificati offre un servizio di alto livello, combinando competenze ed esperienza per un approccio personalizzato al benessere.

      Abbiamo un’ossessione, quella di aiutare le persone che si rivolgono al nostro Centro. E’ per questo che i nostri professionisti lavorano come un’unica equipe, ed è assolutamente normale che un paziente sia seguito da più professionisti. Nel caso di questo articolo ad esempio si parla di un Biologo Nutrizionista e di uno Psicologo.

      Per conoscere la lista aggiornata dei nostri specialisti visita questa pagina.Troverai tutte le schede aggiornate con il loro CV.

      Consigli utili

      Per migliorare il proprio rapporto con il cibo e la propria salute mentale ed emotiva, ci sono diverse strategie che potete sperimentare:

       

      Mindfulness

      La Mindfulness è una pratica che ci invita a prestare attenzione al momento presente, senza giudizio. Può aiutare a riconoscere e gestire le emozioni, comprese quelle che possono portare a comportamenti alimentari malsani.

      La Mindfulness può anche aiutarci a riconoscere i segnali di fame e sazietà, prevenendo così l’over-eating. 

      Abbiamo scritto un articolo sulle tecniche di Mindfulness e lo trovi qui.

       

      Mindful Eating

      Il Mindful Eating, o alimentazione consapevole, è un’estensione della mindfulness. Si tratta di prestare attenzione alle sensazioni fisiche e emotive mentre si mangia, apprezzando pienamente ogni boccone.

      Questa pratica può aiutare a rallentare, a gustare di più il cibo e a riconoscere quando si è effettivamente sazi. Qui puoi trovare un articolo completo sul Mindful Eating.

       

      Come evitare le abbuffate

      Le abbuffate possono essere innescate da una varietà di fattori, tra cui lo stress, l’ansia, la tristezza, o anche la noia. Ecco alcuni consigli pratici:

      1. Prestare attenzione ai segnali del proprio corpo. Mangiare quando si ha fame e fermarsi quando si è sazi.
      2. Non saltare i pasti. Saltare i pasti può portare a una fame eccessiva, che può innescare un’abbuffata.
      3. Creare un ambiente sano. Evitare di avere cibi poco salutari facilmente accessibili.
      4. Praticare tecniche di gestione dello stress. Tecniche come la meditazione, l’esercizio fisico o il parlare con un amico possono aiutare a gestire lo stress senza ricorrere al cibo.

      Ricordatevi, però, che non c’è una soluzione unica per tutti. Se lottate con comportamenti alimentari malsani, è importante cercare l’aiuto di un professionista, come uno psicologo specializzato in alimentazione.Qui troverai un articolo dettagliato su come evitare le abbuffate.

       

      Autocompassione

      Praticare l’autocompassione può essere una strategia molto efficace per gestire la fame emotiva. Questo significa trattare se stessi con gentilezza, comprensione e accettazione, proprio come faremmo con un amico caro. Quando si verifica un comportamento alimentare indesiderato, piuttosto che criticare sé stessi, è più produttivo riconoscere che tutti commettono errori e che è possibile imparare da queste esperienze.

      Sostituire l’attività

      Invece di rivolgersi al cibo, provate a fare qualcosa di diverso che vi piace quando vi sentite stressati o tristi. Questo potrebbe essere fare una passeggiata, leggere un libro, ascoltare musica, disegnare o qualsiasi altra attività che vi aiuti a rilassarvi e a distrarvi.

      Creare una routine alimentare

      Avere una routine regolare per i pasti può aiutare a prevenire gli attacchi di fame. Cerca di pianificare i pasti e gli spuntini in anticipo per assicurarti di avere sempre a disposizione opzioni salutari.

      Scrivere un diario alimentare ed emotivo

      Tenere un diario alimentare può aiutare a identificare i pattern alimentari e a capire come le emozioni influenzano il tuo comportamento alimentare. Non si tratta solo di registrare ciò che si mangia, ma anche di annotare come ci si sente prima e dopo aver mangiato.

      Ricorda, però, che queste strategie possono non funzionare per tutti. Se ti trovi a lottare con i tuoi comportamenti alimentari, può essere molto utile cercare l’aiuto di un professionista.

      Ogni dieta equilibrata e ragionevole funzionerà se avrete il giusto atteggiamento mentale

      Riuscire a intraprendere un percorso di alimentazione sana e bilanciata non dipende solo dalla dieta che scegliamo, ma soprattutto dall’atteggiamento mentale che adottiamo. È fondamentale comprendere che non esistono scorciatoie o soluzioni magiche: il successo di un cambiamento alimentare non è misurato solo in chili persi, ma nella capacità di mantenere nel tempo abitudini sane e sostenibili.

      È qui che entra in gioco il “giusto atteggiamento mentale”. Questo non significa solo avere la volontà di seguire una dieta, ma significa soprattutto impegnarsi a cambiare la propria relazione con il cibo. L’obiettivo non dovrebbe essere solo quello di perdere peso, ma quello di nutrire il corpo e la mente in modo corretto e sano, rispettando i propri bisogni e i propri limiti.

      In tal senso, la dieta non deve essere vista come un sacrificio, ma come un’opportunità: l’opportunità di prendersi cura di sé, di ascoltare il proprio corpo e di costruire un rapporto più sereno e consapevole con l’alimentazione.

      Ricordate, il cibo non è il nemico da combattere, ma un alleato prezioso per la nostra salute e il nostro benessere.

      Laureata in Biologia Sanitaria e in Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica con lode accademica, si specializza con un master universitario in Nutrizione Clinica e Preventiva. Acquisisce l’abilitazione professionale con l’Esame di Stato e l’iscrizione aell'Ordine dei Biologi della Lombardia.